Molti pazienti obesi tendono effettivamente ad avere un forte desiderio verso determinati cibi, soffrono se ne vengono privati e li ricercano anche se conoscono le possibili conseguenze nocive sulla loro salute.

“Il cibo per me è una droga”

“Non riesco a resistere davanti a certi cibi”

“Alcune volte il mio unico pensiero è il cibo”

Sono alcune delle frasi che i pazienti riferiscono ai medici nei centri per la cura dell’obesità.

Da qualche anno è nata la controversia se l’obesità può essere considerata una vera e propria dipendenza. Ma cosa è la dipendenza? Un aumentato bisogno di una sostanza, legato ad una sofferenza in sua mancanza e all’impegno da parte della persona di avere la sostanza anche a discapito di se stesso. Molti pazienti obesi tendono effettivamente ad avere un forte desiderio verso determinati cibi, soffrono se ne vengono privati e li ricercano anche se conoscono le possibili conseguenze nocive sulla loro salute.

Il cibo, effettivamente attiva i cosiddetti circuiti della ricompensa ma, considerando che ogni individuo necessita di cibo, probabilmente vi sono cause genetiche, ambientali e psicologiche che inducono alcuni individui alla ricerca impulsiva di certi alimenti. Negli ultimi anni un termine sempre più utilizzato dagli studiosi dell’obesità è quello di “food craving”, definito come “un intenso desiderio di consumare un particolare cibo al quale è difficile resistere”. Questo fenomeno può verificarsi in seguito a diete molto rigide a causa delle importanti restrizioni alimentari, oppure a causa di determinati stati emotivi, specialmente negativi. Altre possibili cause del “food craving” possono essere legate al continuo pensiero del cibo (che può arrivare ad una vera e propria immaginazione visiva dello stesso) e al tentativo di evitare tali pensieri che, paradossalmente, diventano ancora più intrusivi.

Le maggiori conoscenze del cosiddetto circuito del piacere e del suo neurotrasmettitore principale, la dopamina, ha indotto alcuni ricercatori a pensare che, livelli bassi di recettori di dopamina D2 sia all’origine, negli obesi, della ricerca di cibo come forma di gratificazione immediata, come la droga lo è per i tossicodipendenti. Rispetto alla dipendenza da sostanze, nel cibo mancano però i sintomi dell’astinenza e della tolleranza psicologica. I recenti studi sulle dipendenze stanno dimostrando che non ci troviamo di fronte ad un semplice problema di scarsa forza di volontà, ma di una vera e propria malattia. Come ci ricorda il neuroscienziato David Linden, questo ovviamente non deve deresponsabilizzare chi ne soffre. Ognuno di noi può sviluppare una malattia senza averne necessariamente colpa, ma è responsabile della sua cura attraverso un miglioramento dello stile di vita.

 

Dott. Enrico Prosperi

Medico Chirurgo

Specialista in Psicologia Clinica

© 2013

 

Bibliografia

 

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